- Località di partenza: Argentera (CN) – Frazione Ferrere
- Quota di partenza: 1880 m
- Dislivello: 1060 m
- Tempo di percorrenza. 3h30′ la salita – 2h30′ il ritorno
- Difficoltà: E
Accesso: Da Cuneo si percorre la S.S. 21 per il
Colle della Maddalena, risalendo la Valle Stura fino all’abitato di
Bersezio. Nella borgata, si lascia la statale, per attraversare un ponte a sinistra e imboccare la carrozzabile per Ferrere. Si ignora a quota 2000 metri un bivio a destra per scendere nell’abitato. I posti auto per i non residenti sono ubicati al di sopra nella borgata, in due piazzole a sinistra.

Panorama di Ferrere
Descrizione: Dall’
abitato di Ferrere si segue la mulattiera in discesa (segnavia P33), che lasciata a destra il bivio per la Bassa di Colombart (palina), valica il Rio Ferrere e si dirige poi verso sinistra, per aggirare le boscose propaggini della
Serra del Bal e portarsi nel
vallone di Forneris. Trascurata la diramazione che si abbassa sulla sinistra per il colle di Stau (palina), si prosegue verso sud, con percorso a mezzacosta sopra le belle distese erbose dei
Prati di San Lorenzo. Sempre ottimamente tracciato, il sentiero punta in direzione di un imposta di caccia (costruzione metallica) a quota 2170 m (1 h 15′ –
Plan Belvèire, fontana). Si continua a salire oltre la baracca, attraversando una pietraia su una evidente traccia, che con un ampio semicerchio si dirige verso sinistra, per risalire con ripidi tornati una balza e raggiungere un piccolo pianoro erboso ricco di sorgenti, che ospita a destra il piccolo Laghetto della Emma. Si prosegue la salita, per portarsi alla sommità di un largo costolone erboso, sino ad un ripiano ai piedi di una cascata che incide una gola rocciosa. Ora il percorso piega a destra, diventando piu’ faticoso, tornanti e tratti in diagonali si alternano su pendii ripidi e detritici, per raggiungere l’ampia insellatura di erba e minuti sfasciumi del
Colle del Ferro Nord (m. 2586 – 2 h 30′). Bel panorama sulla zona dei Laghi di Roburent, sull’Oronaye e sul Monviso.

Colle del Ferro Nord (m. 2586)
Oltre il passo, seguendo a sinistra le indicazioni per il
Collet de Tortisse (palina), si prosegue su terreno quasi pianeggiante, fino a raggiungere il valico (m. 2592) tra le ardite guglie delle
Aiguilles de Tortisse (a meridione) e lo spartiacque principale Stura-Tinèe (a nord). E’ possibile, con un ripido sentiero affrontare gli ottanta metri di dislivello fino alla cima delle Aiguilles (m. 2672). Solo gli ultimi metri sotto la cima, richiedono un po’ di attenzione e alcuni passi di arrampicata semplice. Ritornati al colletto, si procede ora a sinistra su un lungo traverso, che aggirato un costone roccioso, raggiunge in breve l’
Arc de Tortisse, spettacolare formazione a forma di arco naturale generata dall’erosione degli elementi meteorologici, nella tenera roccia calcarea.

Arc de Tortisse
Dall’arco si gode della vista completa sul Rifugio e sui laghi di Vens, che si raggiungono con pochi ampi tornanti.
Si inizia quindi a scendere, lasciando a sinistra una scorciatoia, per proseguire ancora sul sentiero principale fino ad un successivo bivio. Ignorata la diramazione a destra per il Villaggio di Vens e successivamente un sentiero a destra che scende ai laghi, si attraversa un rio su una passerella in legno per raggiungere il
Refuge des Lacs de Vens (3h 3o’ da Ferrere).

Refuge Lacs de Vens
Il
Rifugio des Lacs de Vens di proprietà del CAF di Nizza dispone di 45 posti letto suddivisi in 3 dormitori (e-mail: refugedevens@ffcam.fr)
Itinerario di discesa: lungo il percorso di salita.
Interno della Chiesa di Ferrere dedicata a S. Giacomo Apostolo
Etimologia dei nomi dei luoghi: il nome
Tortisse secondo Michelangelo Bruno trova riscontro nella geomorfologia del rilievo, caratteristico per le stratificazioni rocciose e contorte della cima.
Vens rispecchia la base prelatina ven che significa “montagna, altezza, roccia” e coincide con luogo roccioso elevato sede di bacini lacustri. Questo nome è stato inoltre collegato sia al Dio Mars o Pollux Vintius, sia al gentilizio romano Vencius.
Ferrere invece deriva dal latino ferrum (ferro) e trova giustificazione nell’estrazione di minerali ferrosi anticamente operata nel suo territorio.
Curiosità: Nell’estate del 2011 l’Arc de Tortisse, viene scelta dal regista Carlo Alberto Pinelli (profondo conoscitore delle montagne locali) per girare il suo film “La storia di Cino”. La produzione italo-francese è ambientata nella provincia di Cuneo a fine ‘800. Il piccolo Cino, nove anni, figlio di poveri montanari del cuneese viene affidato ad un losco carrettiere francese per essere condotto in Francia ed “affittato” per lavorare negli alpeggi estivi del Mercantour. Durante il viaggio, Cino stringe amicizia con Catlìn, una bambina della sua età che, lungo il percorso, si ammala di polmonite e viene abbandonata dal carrettiere. Cino, una volta in Francia è vittima dei maltrattamenti del suo padrone e ben presto scappa in una fuga disperata che tuttavia lo porta a ritrovare inaspettatamente la piccola Catlìn, con la quale decidono di attraversare a piedi le Alpi per ridiscendere in Piemonte e tornare a casa. Il percorso verso l’Italia si rivela presto irto di sorprese e di pericoli su quella Montagna, popolata da forze misteriose ed ostili, che sembra avere una magica influenza sulla piccola Catlìn… Il film narra, come in una fiaba, le avventure e le disavventure dei due piccoli fuggiaschi, i loro incontri, sogni, speranze e paure, in un viaggio di formazione ma anche di libertà e di fantasia.
Locandina la storia di Cino
Critica del film: “Tra Dickens e De Amicis, tra l’avventura e la fiaba non priva di crudezza nel rappresentare le peggiori insidie cui i bambini indifesi sono esposti, tra paesaggi mozzafiato, nobili intenzioni di denuncia (lo sfruttamento dei minori, ora come allora), momenti di tenerezza poetica, un esperto conoscitore della montagna di chiara fama, Carlo Alberto Pinelli, ha realizzato un progetto antico (tanto da portare anche la firma di suo padre, il celebre sceneggiatore Tullio Pinelli morto ultracentenario nel 2009) con autentica passione e con una buona dose di ingenuità.”
(Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 11 dicembre 2014) “Figlio del grande Tullio, drammaturgo e sceneggiatore assai caro a Fellini, Carlo Alberto Pinelli firma con ‘La storia di Cino’ un film che nella suggestiva ambientazione nel Cuneese rispecchia sia la sua esperienza di documentarista, sia una sua profonda conoscenza della zona. E tuttavia il regista trova qui un registro fiabesco che sarebbe stato nelle corde di suo padre. Il racconto ha le sue radici nella microstoria di quell’area, dove sul finire dell’800 molte famiglie si risolvevano per miseria a mandare i figlioletti a lavorare negli alpeggi della confinante Francia. (…) Pinelli ricava dalla bellezza intatta della cornice naturale un’atmosfera arcana e i piccoli Stefano Marseglia e Francesca Zara, con il loro sguardo chiaro e la loro recitazione di straniata semplicità, fanno il resto.”
(Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’, 12 dicembre 2014)
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