Davanti al rifugio parte il sentiero, che prima perde quota, quindi gradatamente la riprende con un lungo traverso che costeggia il lago in alto, alla sua sinistra. Al bivio che si incontra (palina indicatrice), si continua a sinistra, seguendo il sentiero, passando inizialmente sopra alla parte iniziale del ghiacciaio. Salendo, in alcuni tratti soprattutto al chiaro delle torce e con la presenza di neve, i passaggi possono essere poco evidenti. E’ quindi necessario, prestare attenzione alla presenza di ometti che ne indicano la direzione.
La via classica di salita alla Testa, prevedeva un percorso su roccia sulla destra orografica del ghiacciaio, che permetteva di evitare buona parte del ghiacciaio nella sua parte piu’ crepacciata. Il ritirarsi del ghiacciaio ha compromesso la possibilità di utilizzare questo tracciato.

Il tormentato ghiacciaio del Rutor, sulla destra le Vedette del Rutor e in centro la Testa del Rutor.
E’ quindi consigliato un percorso alternativo, che obbliga a calzare i ramponi e legarsi molto presto. Si dovrà infatti prestare attenzione durante la salita, in basso a pochi metri dal sentiero, ad un paletto di plastica conficcato tra le rocce. E’ il punto migliore per portarsi sul ghiacciaio, scendendo alla meglio tra gli sfasciumi della morena.
La prima parte del pendio è più ripido, si passa quindi in prossimità di seracchi, che superiamo sulla destra deviando successivamente leggermente a sinistra.
Ora il pendio e’ gradatamente meno impegnativo. Da qui non è possibile vedere la nostra meta, pertanto puntiamo ad un intaglio sulla dorsale di fronte a noi. Siamo ormai in vista della Testa, che raggiungeremo tagliando un vasto pianoro
e risalendo un pendio più ripido in direzione dei ruderi della Capanna Deffeyes, dove ci ricongiungiamo al percorso di salita dal Rifugio Scavarda. Si procede quindi verso destra per la facile via di cresta fino alla Cima (m. 3486) dove si trovano un segnale trigonometrico dell’I.G.M. e la statua della Madonna.